01 October 2015

La nascita dei coworking è un fenomeno che negli ultimi è esploso anche nel nostro paese. Da nord a sud sono in aumento gli spazi lavorativi da poter condividere con altri professionisti, che promuovono in molti casi anche l'interazione fra i partecipanti, lo scambio e la contaminazione fra competenze. Sono sempre di più i giovani lavoratori, in gran parte autonomi e free lance, a sfruttare questa opportunità.

Ed è così che oltre alla postazione lavorativa molti spazi hanno iniziato ad offrire anche servizi per i più piccoli, ispirandosi a realtà già esistenti e funzionanti da tempo in altri paesi come il Third Door a Londra, fra gli altri.

Un servizio che cerca di venire incontro alle necessità in particolare delle mamme, molte delle quali (circa il 30% contro il 3% degli uomini, secondo l'ISTAT) interrompono il lavoro per motivi famigliari dopo il primo figlio.

Piano C, a Milano, è stato il primo coworking in Italia a misura di mamma e papà. All'interno della struttura infatti sono a disposizione un nido e uno spazio gioco per bambini da 0 a 10 anni, un servizio di baby sitting e baby parking, consulenze pedagogiche, organizzazione di compleanni, affitto degli spazi per eventi. I bambini sono seguiti costantemente da una puericultrice e da una psicomotricista. Lo spazio infanzia di Piano C si completa con un bagno dedicato (con sanitari adeguati per i più piccoli) e la possibilità di accesso alla cucina per fare merenda con i propri genitori.

A Roma c'è invece l'Alveare, creato dall'associazione di volontariato Città delle Mamme nel quartiere Centocelle, che da la possibilità di sfruttare i servizi “baby” anche a chi non ha una postazione lavoro all'interno del coworking. Utilizzato da molte mamme ma anche da diversi papà. «Pensiamo che il coworking, e in particolare questo dotato di spazio baby», spiega Serena Baldari, responsabile comunicazione di Alveare, «sia una possibile soluzione per rendere il mondo del lavoro a misura di persone, garantendo flessibilità non intesa come massimo sfruttamento, ma come rispetto delle esigenze di lavoratori e lavoratrici. Inoltre siamo convinte che il futuro, anzi il presente, del lavoro sia la condivisione, piuttosto che la competizione».

A settembre anche Bologna ha inaugurato il suo co – baby, precisamente negli spazi di Kilowatt. «Siamo in un momento in cui si discute molto di come innovare i servizi educativi — ha spiegato Nicoletta Tranquillo di Kilowatt al Corriere della Sera — senza ledere i diritti dei bambini. Vogliamo provare a offrire un servizio a tutti quei genitori che provano a essere imprenditori, ad innovare, ma non vogliono rinunciare a costruirsi una famiglia e a trascorrere il tempo con i loro figli»

E il Sud? Una delle prime esperienze italiane di successo è Casa Netural a Matera, città che si conferma sulla strada giusta in quanto a innovazione sociale. All'interno dello spazio è attivo anche Labblionauta, un servizio di scambio di libri per bambini e di lettura diffusa nei quartieri della città, una pannolinoteca in cui è possibile noleggiare pannlini lavabili e un servizio di noleggio fasce porta bebè.

A Firenze si sta affacciando lo spazio Co – stanza, nello spazio dell'associazione SunFlower in pieno centro storico, che promette di offrire oltre ai classici servizi anche un interessante programma di scambio linguistico per bambini. (fr.cop)

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