I bambini che vivono in povertà nella gran parte dei Paesi ricchi del mondo sono circa 76,5 milioni, 2,6 milioni in più dal 2008. Bambini più vulnerabili, che hanno grandi probabilità di diventare adulti poveri, con pesanti ripercussioni sull'intera società. La Report card 12 del Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef, presentata ieri a Roma nel corso di un incontro ospitato dalla Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, punta i riflettori sulla povertà minorile e le disuguaglianze, mettendo in luce l'aumento di questi fenomeni e le gravi conseguenze della recessione sul benessere dei bambini.
All'incontro organizzato dall'Unicef in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali - occasione per avviare un dibattito sul tema, a partire dai dati della Report card - erano presenti anche Anna Maria Bertazzoni, Donata Bianchi ed Enrico Moretti, rispettivamente direttore generale, responsabile del Servizio ricerca e monitoraggio e statistico dell'Istituto degli Innocenti.
L'indagine, intitolata Figli della recessione: l'impatto della crisi economica sul benessere dei bambini nei paesi ricchi, presenta dati e analisi su 41 Paesi dell'Ocse e dell'Unione europea, che riguardano i livelli di povertà infantile dal 2008, la percentuale di giovani Neet (ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione) e la percezione che i singoli individui hanno della loro condizione economica.
Secondo i dati della Report card, la povertà relativa dei bambini è aumentata, dal 2008, in 23 Paesi; in Irlanda, Croazia, Lettonia, Grecia e Islanda è cresciuta di oltre il 50 per cento. In oltre la metà dei 41 Paesi presi in considerazione dall'indagine più di un bambino su 5 vive in povertà.
I più colpiti dagli effetti della recessione sono i giovani: il numero di ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione (cosiddetti Neet) è aumentato notevolmente nella maggior parte dei Paesi Ue. Nell'Unione europea 7,5 milioni di giovani erano classificati come Neet nel 2013, quasi un milione in più rispetto al 2008.
Un altro dato che emerge dallo studio è la crescita dell'insicurezza e dei livelli di stress. In 29 dei 41 Paesi è aumentata la percentuale di intervistati che dichiara di non avere abbastanza denaro per comprare il cibo per sé e la propria famiglia. In Grecia, la percentuale di intervistati che afferma di aver “sofferto di stress recentemente” è aumentata dal 49 per cento nel 2006 al 74 per cento nel 2013. Negli Stati Uniti, la percentuale di coloro che hanno avuto il problema di non avere abbastanza soldi per comprare il cibo è raddoppiata, dal 10 al 20 per cento.
La Report card evidenzia, inoltre, il “grande passo all'indietro” compiuto da molti Paesi ricchi a causa della recessione: un calcolo dell'impatto della crisi sul reddito medio delle famiglie con bambini indica che, tra il 2008 e il 2012, le famiglie greche hanno perso l'equivalente di 14 anni di progresso; Irlanda, Lussemburgo e Spagna hanno perso un intero decennio e altre 4 nazioni ne hanno perso quasi altrettanto.
Nel nostro Paese il tasso di povertà infantile è aumentato di circa sei punti tra il 2008 e il 2012, attestandosi al 30,4 per cento, mentre la percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione è cresciuta di quasi sei punti, raggiungendo il 22,2 per cento. Il tasso Neet più alto dell'Unione europea. (bg)