In occasione della Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile Unicef rende noti i nuovi dati sul fenomeno
13 June 2016

Nei paesi più poveri circa un bambino su 4 lavora, con gravi rischi per la sua salute e pesanti ripercussioni sul suo futuro e sulla possibilità di ricevere un'educazione. In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, che si celebra ovunque il 12 giugno, Unicef rende noti i nuovi numeri del problema. Il lavoro dei bambini e ragazzi tra i 5 e i 14 anni riguarda circa 150 milioni di minori nel mondo, ovvero il 13% dei bambini di quella fascia di età. Le aree più colpite sono quelle dell'Africa Subsahariana, dove a lavorare sono il 25% tra i 5 e i 14 anni.

L'Organizzazione Non Governativa Terre des Hommes denuncia, in occasione della giornata, l'incremento esponenziale del lavoro minorile tra i profughi siriani. Lo fa attraverso il report We Struggle to Survive”(“ci sacrifichiamo per vivere”) risultato di un'indagine che ha coinvolto tutte le organizzazioni della Federazione Terre des Hommes attive in Medio Oriente e le associazioni locali che contribuiscono a portare assistenza ai bambini rifugiati e alle loro famiglie in Siria, Libano, Giordania, Iraq, Turchia, Grecia. Alla ricerca hanno partecipato direttamente 97 bambini e ragazzi lavoratori, dagli 8 ai 18 anni (86 siriani e 11 iracheni), che hanno portato la loro testimonianza in 10 focus group svolti tra marzo e aprile 2016. Più del 50% di loro ha dichiarato di lavorare più di 7 ore al giorno, il 33% lavora 7 giorni su 7. Alcuni di loro avevano solo 5-6 anni quando hanno iniziato a lavorare.

Ma il problema non riguarda solo le società in via di sviluppo, bensì anche i paesi con economie avanzate, come il nostro. In Italia, secondo l'ultimo rapporto ILO - Save the children, sono circa 340mila i minorenni che per lavorare abbandonano presto la scuola e il loro diritto a viversi l'infanzia. Di questi circa 28mila sono coinvolti in mansioni pericolose per la salute, al limite dello sfruttamento. Si tratta per lo più dell'attività di famiglia, ma anche di mestieri nel campo della ristorazione e nell'artigianato.

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