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In questi anni è in corso un ampio dibattito tra gli operatori del settore sociale e giudiziario sul significato e le finalità del ricorso all’affidamento di minori al Servizio sociale.
Tale Istituto, giuridicamente previsto nella legge istitutiva del Tribunale per i minorenni (art. 26 RD legge minorile), è di fatto poco definito e, benché largamente utilizzato, si presta ad interpretazioni e applicazioni molto discrezionali.
La Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Toscana, prof.ssa Grazia Sestini, in collaborazione con la Regione Toscana, l'Istituto degli Innocenti e i Garanti di Lazio, Veneto e Emilia Romagna, ha promosso un'indagine per raccogliere le proposte di approfondimento sul tema da parte degli operatori. L'indagine vuole sondare quale sia la percezione degli operatori rispetto all'istituto dell'affido ai servizi e quali siano i più ricorrenti dubbi, criticità, modalità operative.
Alcuni dati sul fenomeno
Dalla rilevazione periodica sugli interventi sociali per bambini, adolescenti e famiglie, realizzata dal Centro regionale per l’infanzia e l’adolescenza (www.minoritoscana.it) si ricavano alcune indicazioni di massima sulla diffusione dell’istituto dell’affidamento.
In Toscana al 31 dicembre 2012 sono 2102 i bambini e i ragazzi affidati dall’autorità giudiziaria minorile e ordinaria al servizio sociale competente territorialmente. Il numero totale mostra un trend di crescita rispetto al dato relativo al 2011 e ancor più con riferimento al 2010 quando i bambini affidati furono 1626.Complessivamente si registra un aumento di circa il 30% dei casi in carico, un trend diversificato territorialmente. Dei 2102 bambini e ragazzi che risultano affidati al servizio, solo il 34% è collocato fuori dalla propria famiglia di origine. E’ da rilevare inoltre che la gran parte dei minori affidati ai servizi sociali sono italiani.
I provvedimenti
L'indagine prende inoltre in esame la struttura e la composizione dei provvedimenti che stabiliscono l'affidamento al Servizio sociale, da parte del Tribunale per i minorenni e del Tribunale ordinario. A fronte di un progressivo ricorso di questi provvedimenti, ad oggi ancora non esiste un dispositivo di legge specifico che indichi in cosa consista realmente l'affido del minore al Servizio e quali debbano essere i suoi contenuti.
Da un'analisi di circa cinquanta provvedimenti emanati dal Tribunale per i minorenni di Firenze fra il 2011 e il 2012 si rileva come il contenuto delle prescrizioni indirizzate al Servizio che ha in carico l'affidamento sia per lo più ambiguo e poco chiaro. Si fa ricorso ad espressioni dal significato ampio e generico che non danno indicazioni sulla priorità degli interventi e lasciano troppa discrezionalità al servizio. Quasto pone spesso problemi in particolare nei casi in cui i genitori siano poco collaborativi e ci sia la necessità di interventi più specifici.
Percezione e interpretazione dell'affidamento da parte degli operatori
Questa sezione dell'indagine è stata realizzata con interviste narrative a 25 "testimoni chiave" (avvocati, giudici, assistenti sociali, psicologi, educatori) e dalla somministrazione di questionari (online) tra gli assistenti sociali del territorio (147).
Rispetto alla diffusione dell'istituto si evidenzia il progressivo aumento del ricorso all'affidamento ai servizi anche da parte del Tribunale Ordinario, nei casi di separazioni/divorzi e viste le nuove competenze del TO in termini di conflittualità familòiari (legge 219/2012)
Sulla questione della genericità gran parte degli intervistati ritiene che il decreto debba fornire indicazioni più specifiche possibile, anche per tutelare l'operatore e delimitarne i confini dell'intervento, e quindi le responsabilità. GlI assistenti sociali inoltre, evidenziano come sarebbe importante avere un canale di comunicazione più efficiente con l'autorità giudiziaria, in modo da poter modificare in corso d'opera il decreto in base alle esigenze che emergono dal caso specifico, accorciando i tempi.
Non ultima la questione dell'utilità; in molti la ritengono l'unica possibilità laddove non esistono valide alternative, l'unico modo per il Servizo di poter intervenire anche se manca la disponibilità dei genitori ad accettare gli aiuti offerti. Altri evidenziano l'importanza della professionalità dell'operature ma soprattutto il fatto che lo strumento non sembra risolutivo quando manca la collaborazione della famiglia del ragazzo.
La ricerca vuole essere un punto di partenza per instaurare un continuo e duraturo legame fra i servizi e l'autorità giudiziaria, per migliorare le prassi già consolidate e programmare nuovi strumenti che siano di supporto nella gestione del lavoro quotidiano con le famiglie (fr. cop)