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Trenta nidi d’infanzia del privato sociale e trenta nidi d’infanzia a gestione pubblica - localizzati nelle medesime aree del territorio nazionale e valutati sotto tre diversi aspetti: qualità del servizio, costi di gestione e rette richieste alle famiglie.
Questo il quadro preso in esame dell’indagine “Buone volontà utili per costruire qualità e sviluppo sostenibile nei nidi” promossa dalla Fondazione “Aiutare i bambini”, condotta dall’Istituto degli Innocenti di Firenze e presentata alla stampa a Roma il 5 giugno a Palazzo Montecitorio.
La ricerca da un lato punta a cogliere le criticità per sviluppare nei soggetti coinvolti maggiore consapevolezza e promuovere un miglioramento del loro operato, dall’altro vuole evidenziare gli elementi più positivi di ciascuno dei due sottocampioni per favorire una “contaminazione” reciproca.
Tutti i nidi del privato sociale coinvolti nell’indagine sono stati sostenuti dalla Fondazione “Aiutare i bambini” attraverso il progetto “Un nido per ogni bambino”. “Negli ultimi sette anni – ha dichiarato Goffredo Modena, Presidente di “Aiutare i bambini” - abbiamo contribuito ad avviare o potenziare in tutta Italia 81 servizi alla prima infanzia, gestiti da associazioni o cooperative sociali. Con questa ricerca abbiamo trovato conferma della qualità del servizio offerto da questi nidi, che sosteniamo perché riservano una quota di posti a bambini di famiglie in situazione di fragilità sociale e perché sanno valorizzare il volontariato come risorsa”
In Italia ancora solo 1 bambino su 5 ha accesso ai servizi alla prima infanzia, mentre l'obiettivo stabilito dalla Strategia di Lisbona parla di almeno 1 su 3. Le regioni più penalizzate sono quelle del Mezzogiorno. “Le politiche pubbliche adottate dal governo - dichiara Aldo Fortunati, Direttore Area Educativa Istituto degli Innocenti - non offrono ancora quel necessario quadro generale di coerenza per lo sviluppo equilibrato dei servizi sull’intero territorio nazionale e la recente crisi economica rende ancor più critico il tema della effettiva accessibilità dei servizi da parte delle famiglie. La prospettiva, cui anche questa ricerca contribuisce, vuole essere quella di animare un confronto fra esperienze pubbliche e private di gestione dei servizi, come premessa di un costruttivo sviluppo altrettanto positivo delle esperienze”.
In sintesi, i risultati della ricerca mettono in luce una sostanziale omogeneità tra pubblico e privato per quanto riguarda il tema della qualità, riservano invece qualche sorpresa su costi di gestione e tariffe.
QUALITÀ DEL SERVIZIO. Fatto salvo che non appaiono sostanziali differenze, i servizi del sottocampione di “aiutare i bambini” presentano un evidente punto di forza legato al maggior numero di giorni di apertura all'anno (238 giorni contro 212 giorni del campione dei servizi pubblici). Inoltre questi servizi lavorano maggiormente su cura e attenzione alle relazioni, riuscendo anche attraverso il volontariato a coinvolgere persone e figure con professionalità specifiche (legali, piscologi, pediatri), che svolgono una funzione importante di sostegno soprattutto nei confronti delle famiglie in situazione di difficoltà
COSTI DI GESTIONE. In modo tendenzialmente allineato a quanto rilevato dall’indagine campionaria condotta a livello nazionale dall’Istituto degli Innocenti, la spesa per personale impegnato in funzioni operative (personale educativo e non educativo) rappresenta la quota che in media incide maggiormente, nello specifico del campione esaminato il 67,7% del totale, con differenze di circa 6 punti percentuali tra i due sottocampioni (69% per i nidi a titolarità pubblica, 63,6% per quelli di “aiutare i bambini”). Guardando poi al costo medio ora/bambino, che prende in considerazione il numero di giorni di apertura annui del servizio e le ore di frequenza quotidiana di ciascun bambino, emerge che rispetto al sottocampione a titolarità pubblica nel sottocampione di “aiutare i bambini” il costo medio ora/bambino è inferiore del 36%.
RETTE. Per quanto riguarda la retta a tempo massima applicata, si rileva una media pari a 459,55 euro, con riferimento all'intero campione considerato. Se invece consideriamo la media avendo a riferimento i due sottocampioni, abbiamo un importo di 488,23 euro per il sottocampione a titolarità pubblica, mentre un valore medio pari a 441,11 euro per il sottocampione di “aiutare i bambini” con uno scostamento fra i due sottocampioni di 47,12 euro, corrispondente a poco più del 10% del valore medio totale. Il sottocampione di “aiutare i bambini” applica quindi tariffe inferiori. L’approfondimento sulle possibili agevolazioni tariffarie, ha portato a evidenziare che mentre nei nidi del sottocampione a titolarità pubblica vengono utilizzati i criteri previsti dalla normativa – abbattimento della retta con applicazione ISEE – per i nidi del sottocampione di “aiutare i bambini” in alcuni casi sono previste delle agevolazioni per il pagamento della tariffa che prevedono un corrispettivo da parte della famiglia non necessariamente in denaro ma reso attraverso delle attività di utilità per il nido, come, ad esempio, la pulizia dei locali.
In conclusione, se per quanto riguarda i “costi”, oltre ad una maggiore flessibilità nella organizzazione del servizio relativamente al numero di giorni di apertura del calendario annuale, il sotto-campione dei nidi a titolarità privata sostenuti dalla Fondazione “aiutare i bambini” si caratterizza per un costo di gestione del servizio decisamente inferiore, resta vero che esiste un livello “incomprimibile” di costo che costituisce condizione fondamentale perché si produca la qualità (in primis il costo del lavoro nel rispetto dei parametri contrattuali e di condizioni non precarie, requisito essenziale per garantire continuità alle attività). Lo scambio fra elementi di garanzia – dal pubblico al privato – e elementi di flessibilità organizzativa – dal privato al pubblico – sarebbe quindi senz’altro auspicabile per condurre, attraverso l’uso razionale delle risorse, a diffondere la qualità secondo prospettive di sviluppo sostenibile, e cioè tali da conciliare qualità e progressiva generalizzazione dell’offerta.