14 October 2015

Torna alla luce dopo un anno di lavoro la splendida pala in terracotta invetriata, Incoronazione della Vergine tra San Domenico e San Francesco, attribuita al maestro Benedetto Buglioni e databile al 1520 di proprietà dell’Istituto degli Innocenti.

Il restauro, realizzato da Daniele Angellotto dell'Associazione per la ricerca e lo studio delle opera d'arte Bastioni, è stato reso possibile grazie alla Fondazione Federico del Vecchio che ha donato la cifra necessaria all'intervento.

La donazione si inserisce nella campagna “Adotta un'opera” che l'Istituto degli Innocenti ha messo in piedi nel 2010 per finanziare importanti restauri di opere che saranno collocate nel nuovo Museo. Finora la campagna ha permesso di restaurare 19 lavori fra dipinti, sculture e manufatti legno e terracotta, raccogliendo circa 150 mila euro da aziende, enti e privati cittadini.

“L’Istituto degli Innocenti ha ereditato negli anni opere di inestimabile valore – ha sottolineato Alessandra Maggi, presidente dell’Istituto degli Innocenti - e solo grazie al determinante e indispensabile sostegno di enti, soggetti privati e fondazioni come quella della Fondazione Federico del Vecchio siamo in grado di riportare al loro originario splendore i nostri pezzi unici. L'opera non era visibile al pubblico, ma grazie al restauro appena terminato, sarà esposta nella sezione dedicata alla scultura tra Quattrocento e Cinquecento del nuovo Museo degli Innocenti che aprirà a giugno del 2016”.

“A supporto delle attività per la clientela private e per la gestione degli investimenti di Banca Federico del Vecchio, la nostra omonima Fondazione è attiva in iniziative e progetti in partnership con le più importanti realtà culturali, artistiche e sociali di Firenze. Una vocazione filantropica oggi testimoniata dal contributo a questa importante opera dell’Istituto degli Innocenti, riportata alla luce e quindi restituita alla nostra città e a tutti coloro che vorranno visitarla nel tempo” ha dichiarato Cosimo Ceccuti, vicepresidente della Fondazione Federico del Vecchio.

L'opera è attribuita alla bottega di Benedetto Buglioni (1459/1460-1521) – uno dei principali maestri dell'arte della terracotta invetriata tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Fu fatta eseguire da Francesco Bottigli per la propria cappella di famiglia nel podere di San Miniato al Montanino presso Figline Valdarno. Tutta la proprietà della famiglia Bottigli venne in seguito donata all’Ospedale degli Innocenti, ma l’opera rimase al suo posto fino ai primi anni del Novecento, quando fu trasferita nella sede dell'istituto in Piazza SS. Annunziata a Firenze dopo un tentativo di furto.

La pala si presentava complessivamente integra, tuttavia coperta da uno spesso strato di polvere e da una patina grigia uniforme in molte zone. Il progetto di restauro ha previsto la pulitura della parte tergale dell’opera con mezzi meccanici, la spolveratura con pennelli di setola morbida, la rimozione di vecchie integrazioni e incollaggi, la pulitura della superficie tramite carbonato di ammonio in soluzione satura (successivo lavaggio in acqua demineralizzata), il consolidamento dei sollevamenti e delle scaglie, incollaggi, ricostruzioni, stuccature delle parti mancanti e delle linee di rottura, l'integrazione pittorica delle lacune integrate, il riordino estetico e la protezione finale delle integrazioni.

Elemento molto significativo è stato il nuovo montaggio dei ventiquattro pezzi che compongono l'opera su un unico pannello alveolare - “Aerolam”, nido d’ape in alluminio tra due pelli di tessuto di fibra di vetro e resina epossidica -, con staffe di aggancio alla parete, tramite dispositivi di aggancio meccanici in acciaio inox, da inserire all’interno dei vari settori.

Dopo il restauro del dipinto Crocifissione tra la Vergine e San Giovanni con Innocentini, attribuito ad un pittore fiorentino della fine del XVI secolo (olio su tela, cm 235 x 155), prima conservato nella sagrestia della chiesa di Santa Maria degli Innocenti e con al suo interno una delle rappresentazioni più antiche dei bambini che vivevano nell'Ospedale, l'impegno della Fondazione Banca del Vecchio proseguirà con l'adozione di un'altra opera, una scultura in pietra raffigurante un putto in fasce, uno degli emblemi più suggestivi dell’Istituto, databile al XVI secolo che andrà ad arricchire la sezione storica del museo.